Le case d'asta

Tutti gli artisti sognano di vedere, un giorno, le proprie opere battute da una prestigiosa casa d’asta. Questo perché le case d’asta sono le strutture più importanti e potenti del mercato dell’arte e solo gli artisti più famosi e affermati vengono battuti dalle case d’asta.

Per un artista accedere a questo canale di vendita significa aver raggiunto un importante traguardo nella sua carriera, nonché una buona occasione di guadagno.

Ma perché le case d’asta sono così importanti, all’interno del sistema dell’arte? E come funzionano queste istituzioni così potenti e dalla storia centenaria?

In questo post proveremo a fare un po’ di chiarezza su questi temi, per aiutarvi a familiarizzare con questi soggetti.

Storia delle case d’asta

La pratica dell’asta può essere considerata la più antica forma di vendita delle opere d’arte. Le aste infatti erano già largamente praticate e diffuse nell’antica Roma. Ovviamente, pur affondando le loro radici in questo passato, la forma delle moderne case d’asta si è definita intorno alla metà del Settecento. È in questo periodo, infatti, che in Inghilterra e Francia nascono le prime case d’asta specializzate in opere d’arte e dotate di una sede fissa. Due di queste, Sotheby’s (17 marzo 1744) e Christie’s, rappresentano ancora oggi i due nomi più importanti nel settore.

Nomi che hanno conosciuto una grande fama durante gli anni ’80 del Novecento, quando l’interesse per l’arte contemporanea e il mercato connesso erano al loro apice, generando vendite record che raggiungevano puntualmente gli onori della cronaca.

Anche oggi che il mercato dell’arte sta conoscendo un rallentamento, le case d’asta continuano a battere opere che raggiungono prezzi stratosferici, ma il grosso del fatturato viene realizzato sulla vendita e sulla mediazione di piccoli valori.

Che cosa sono le case d'asta

 

Come funzionano le case d’asta

Il meccanismo delle case d’asta è abbastanza semplice. Tutte le aste sono pubbliche e aperte a chiunque voglia parteciparvi. L’ingresso non prevede il pagamento di un biglietto e nemmeno la prenotazione. Le case d’asta provvedono a stampare, e a inviare a chi ne fa richiesta o su abbonamento, dei cataloghi periodici in cui vengono presentate le opere che saranno battute alla prossima asta. Inoltre, nei giorni immediatamente precedenti l’asta, le opere sono visionabili ed è sempre bene recarsi a studiarle insieme a un esperto.

Anche in Italia, dove la casa d’aste più famosa è la milanese Finarte, si usa il metodo detto “all’inglese”. Il metodo d’asta “all’inglese” prevede che ogni pezzo battuto abbia un prezzo di partenza inferiore alla sua valutazione. Quando l’asta inizia il banditore guida i rialzi sul prezzo di partenza e l’opera viene aggiudicata all’acquirente che propone il prezzo più alto.

Ma se il prezzo di partenza è inferiore alla valutazione dell’oggetto non si corre il rischio che questo venga venduto sottocosto? Si, se non esistesse il cosiddetto prezzo di “riserva”. Ovvero una cifra minima segreta e stabilita prima dell’asta di comune accordo tra il proprietario dell’opera e la casa d’aste. La cifra è, di norma, inferiore del 10-2’% rispetto alla valutazione. Lo scopo del banditore è di raggiungere questa cifra minima (e di superarla, se è possibile). Se la cifra di “riserva” non viene raggiunta il pezzo semplicemente non viene venduto.

Una volta definito l’acquisto e firmati tutti i documenti necessari, dopo una settimana l’opera può essere ritirata dal suo acquirente. Al prezzo d’acquisto vengono poi aggiunti i diritti d’asta, variabili tra il 15% e il 20% del prezzo d’acquisto, sul quale le case d’asta possono concedere dilazioni e fidi.

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