Come quelli realizzati da Piet Mondrian, pochi altri dipinti al mondo possono sollevare con tale facilità l’archetipica osservazione dell’uomo della strada di fronte all’arte contemporanea: “questo saprei farlo anche io!”.
Questo perché all’apice del suo percorso artistico il pittore olandese arrivò a decostruire il linguaggio pittorico in ordinatissime composizioni geometriche di linee rette e campiture di colore. Tuttavia, al di sotto della loro semplicità visiva, queste composizioni nascondono una grande complessità e un lungo percorso di eleborazione.
Mondrian nasce ad Amersfoort, nei Paesi Bassi, il 7 marzo del 1872. Nei primi anni della sua carriera si guadagna da vivere come insegnante, praticando la pittura come hobby. In questo periodo frequenta la pittura naturalista e impressionista, amando particolarmente i paesaggi, che sceglie spesso come soggetto dei suoi quadri.
I primi accenni di astrazione Mondrian li sperimenta tra il 1905 e il 1908. In questo periodo dipinge infatti scene buie di alberi riflessi in specchi d’acqua così confuse da perdere quasi ogni accenno di mimesi naturale. Ma anche se lo spettatore di questi quadri è portato a enfatizzarne le forme piuttosto che il contenuto, restano ancora aggrappati a soggetti presi dal mondo naturale.
Sarà solo nel 1911 che, colpito da una mostra d’arte cubista allestita ad Amsterdam e sull’onda dei suoi studi spirituali e filosofici, Mondrian porta alle estreme conseguenze la sua ricerca di semplificazione formale. La differenza è eloquente nelle due versioni della celebre “natura morta con giara”, quella del 1912 è ormai null’altro che una forma rotonda circondata i triangoli e rettangoli.
Nel 1912 infatti Mondrian si trasferisce a Parigi, come forma di reazione alla chiusura dell’ambiente artistico olandese. Nella capitale francese, a contatto col cubismo di Braque e Picasso, Mondrian comincia a padroneggiare le forme geometriche, decostruendo progressivamente ogni accento rappresentativo nella sua pittura. Tuttavia per l’olandese il cubismo non è un fine, quanto un mezzo per raggiungere un obiettivo più alto, rappresentato dal tentativo di fondere la sua pittura con le sue ricerche spirtuali.
Un tentativo portato avanti tra il 1914 e il 1919 quando la I Guerra Mondiale lo costringe nuovamente nei Paesi Bassi. In questo periodo fonda la rivista “De Stijl”, che accoglie alcuni dei suoi scritti e saggi teorici sulla pittura.
Alla fine della guerra Mondrian ritorna a Parigi. Qui, nel clima effervescente della capitale francese, abbraccia un’arte interamente astratta cominciando a produrre i quadri a griglia che lo hanno reso celebre. Si tratta di complessi studi sulla composizione dell’immagine, che Mondrian esplora fino alle sue estreme conseguenze. Quando il fascismo avanza in Europa, il pittore ripara prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, a New York dove muore nel 1944. È qui che realizza le sue ultime opere, senza distaccarsi dalla via minimalista che ha seguito fino al momento della sua scomparsa.
Oggi, Mondrian è ricordato come uno dei pittori più influenti nella storia dell’arte. Un artisti in grado di influenzare, con la sua ricerca, non solo la pittura ma anche la grafica, il design e la pubblicità.