LA NATIVITÀ DI GESÙ CRISTO
La Madre di Dio.
Fuori della grotta, in primo piano, è rappresentata la madre di Dio, distesa su di un manto rosso fuoco – che è il simbolo del sangue, della vita e quindi dell’amore divino – che la contorna e quasi la isola. La Madre, sfinita, poggia la testa sulla mano e ha lo sguardo perduto nella contemplazione del mistero. Non è rivolta verso il bambino ma verso di noi: ci accoglie tutti e riconosce in noi la nascita del suo Figlio. Colei che ha generato il suo Creatore, rappresenta la nostra umanità. Il suo grembo è nello stesso asse di simmetria della stella e quindi del bambino, la sua maternità essendo divenuta maternità universale, in un atteggiamento di riflessione e contemplazione interiore dei misteri che stanno svolgendosi: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Ai lati di questa scena centrale si trovano, infatti, angeli e pastori che accolgono l’annuncio angelico: i due mondi (divino ed umano) che sono coinvolti nel mistero. A questi misteri che la coinvolgono, si riferiscono le tre stelle che si scorgono sul manto regale che tutta la avvolge e la racchiude, simboli della sua verginità prima, durante e dopo il parto.
San Giuseppe.
Nella parte inferiore si trova San Giuseppe rinchiuso anch’esso nel mantello dei propri pensieri, nel suo umanissimo dubbio di fronte al mistero. I vangeli apocrifi si dilungano dettagliatamente sui dubbi e sulle reazioni incredule di Giuseppe davanti al concepimento di Maria, e anche il Vangelo di Matteo lo dipinge mentre è in preda all’incertezza “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto” (Mt 1,19). Giuseppe, dunque, è l’uomo che s’interroga davanti al mistero e di fronte a lui la tentazione del dubbio si materializza e si personifica in una figura di pastore coperto di pelli, la cui vera natura si rivela in alcune rappresentazioni, come in una cupola della Cattedrale dell’Annunciazione a Mosca, attraverso due piccoli corni che gli spuntano sul capo. La tradizione dà al pastore–diavolo il nome di Tirso, che è anche il nome del bastone di Dioniso e dei satiri.
Le donne.
Nella parte inferiore, a destra, vi è anche un’altra scena: una o due donne preparano il bagno del Bambino. Questo gesto (anch’esso molto sviluppato negli apocrifi, in cui una delle donne è addirittura Eva la progenitrice, reintegrata nella sua antica dignità per la venuta del Redentore) sottolinea da un lato la perfetta umanità del Cristo, e dall’altro è prefigurazione del battesimo, sacramento in cui il discendere nell’acqua ed il risalirne simboleggia la discesa agli Inferi e l’uscita da questi (Rm 6,1-4).
I Magi.
In alto a sinistra da lontano giungono i Magi. Essi rappresentano i santi ed i giusti che, pur estranei al popolo di Israele, saranno compresi ora nel nuovo regno messianico. Così il Cristo è presentato fin dalla nascita come colui che estende l’ Alleanza, iniziata con Israele, a tutti gli uomini. I Magi sono, infatti, il simbolo dell’umanità alla ricerca del Paradiso perduto, di età diverse, la tradizione iconografica attribuisce loro come caratteristica costante un aspetto giovanile, adulto e senile, riproducendo in una unica sintesi visiva le tre età dell’uomo, viene rappresentata anche la diversità delle razze – simbolo della ricerca di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.